4 apr 2012

Damon Albarn e la scimmia vagolante

Ci sono individui che non riescono ad operare nel proprio campo in maniera tradizionale, limitandosi a fare il minimo indispensabile pur di assicurarsi una carriera onorevole e una remunazione di tutto rispetto. Questi individui hanno bisogno di creare, per assicurarsi di essere vivi; il loro operato artistico è il fine stesso della loro persona, non un semplice mezzo per esprimersi.

Damon Albarn è uno di questi. Storico leader dei Blur, gruppo simbolo del britpop, nel 1998 da avvio, insieme al fumettista Jamie Hewlett, al progetto musicale dei Gorillaz. La principale caratteristica del gruppo, costituito da altri musicisti celebri, è quella di non apparire mai in carne ed ossa (nemmeno durante le performance dal vivo), ma sempre sotto forma di cartoon.
In particolare, come suggerisce il nome, i quattro - recentemente cinque - membri hanno consolidato un'iconografia a base di scimmie antropomorfe, dalle forti connotazioni umane e sempre dotate di una spiccata personalità.

I Gorillaz
I Gorillaz
Ma il sessantottino (cioè, nato nel 1968) musicista britannico ha molto altro in mente. Tralasciando le varie compagini rock che ha creato nel corso degli anni, ci limiteremo qui a una creatura vissuta per un breve periodo, giusto il tempo di produrre la soundtrack di un musical di ispirazione esotica.
Si tratta di Monkey, un brand utilizzato dallo stesso Albarn in occasione della collaborazione con la UK Chinese Ensemble, formata da una serie di eccelsi musicisti cinesi residenti in Gran Bretagna e attiva sia sul versante della tradizione sia su quello dell'innovazione.
Il nome del progetto non è casuale: ha infatti avuto al centro l'adattamento del racconto del sedicesimo secolo Journey to the West, dell'autore cinese Wu Cheng'e, che narra le vicende di una potentissima scimmia-demone accompagnata da un equipaggio di strambi aiutanti. Lo spettacolo è stato concepito e realizzato dall'attore e regista Chen Shi-zheng, e i due fondatori dei Gorillaz vi hanno contribuito in maniera decisiva.


Il risultato è tutt'altro che scontato: non il solito sperimentalismo euro-centrico, non l'accozzaglia di suoni esotici fini a se stessi. Damon Albarn è uno dei pochi geni musicali in circolazione, e in tutto ciò che fa mette il cuore e il cervello.

Artwork promozionale di Jamie Hewlett
In quest'opera teatrale elettronica - cantata in cinese mandarino - entrano in gioco tutte le componenti artistiche della sua personalità, trovando una sintesi perfetta laddove qualsiasi altro compositore (perché è di questo che si tratta) sarebbe facilmente rimasto spiazzato.
La preparazione è stata scrupolosa, con una full immersion nelle tecniche compositive cinesi (la scala pentatonica) che gli ha permesso di conciliare le melodie orientali con l'orecchio occidentale più abituato alla forma canzone, senza però cadere negli stereotipi nè dell'uno nè dell'altro emisfero.

L'esuberanza creativa di Damon Albarn non è però scollegata dai contenuti: ogni sua nuova realizzazione è fortemente radicata nei principi e nei valori in cui crede. Anche in questo caso, sarebbe un peccato sottolineare soltanto l'aspetto musicale, ignorando quello narrativo. E così, le vicende della scimmia vagolante narrate nel racconto cinquecentesco sono una metafora del percorso del musicista britannico. In fondo anche lui, in quanto Gorillaz, è un grosso primate strettamente imparentato con l'uomo.

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