Il Neodarwinismo: autori e posizioni

Il Neodarwinismo (o sintesi moderna) è la teoria evoluzionistica attualmente più accreditata in campo scientifico.
Nato agli inizi del Novecento, ha ampliato la teoria di Charles Darwin (1809-1882), includendo concetti ignoti alla sua epoca. Questi contributi sono giunti da una varietà di modelli teorici ed empirici, facenti capo a diversi campi delle scienze naturali, quali la teoria dell'ereditarietà di Gregor Mendel, la genetica delle popolazioni, la paleontologia.
Tuttavia, nel corso dei cento e più anni trascorsi dalla sua elaborazione, non esiste in questo una singola posizione considerata unanimemente indiscutibile. Piuttosto, esiste una serie di figure emblematiche, ciascuna delle quali ha elaborato - sulla base degli autori precedenti e della propria esperienza personale - una visione della teoria dell'evoluzione diversa, per certi aspetti, da quella dei propri colleghi. (Senza che ciò sia una scusa per contestare l'evoluzionismo tout court). Eccone una breve rassegna. 

Richard Dawkins (Nairobi, 1941), autore nel 1976 del famigerato The Selfish Gene, in cui rende pubblica la sua visione dell'evoluzione basata sulla nozione dell'egoismo del gene. Secondo Dawkins, infatti, "l'unità fondamentale della selezione non è né la specie né il gruppo e neppure l'individuo, ma il gene, l'unità dell'ereditarietà". Divulgatore e polemista eccellente, è un ateo ineguagliabile (basti sapere che esiste il Richard Dawkins Award, un premio assegnato annualmente a una figura che promuove con la propria opera l'ateismo), e tuttavia non ha mai voluto attuare un mutamento radicale del darwinismo classico. Al contrario, si è sempre dichiarato fautore di una sua chiarificazione concettuale.
È anche il coniatore del termine meme, con cui si indica "un'unità auto-propagantesi" di evoluzione culturale: ossia, ciò che il gene è per la genetica. Sulla base di tale concetto, si è sviluppata la memetica, una protoscienza interdisciplinare che indaga i modelli evolutivi sul trasferimento della conoscenza, nonché delle preferenze culturali, dei diversi gruppi umani.


 Niles Eldredge (Brooklyn, 1943) è padre, con Stephen j. Gould, della teoria degli equilibri punteggiati. Da 1969, svolge il ruolo di curatore del Department of Invertebrate dell'American Museum of Natural History. Eldredge sostiene una visione gerarchica dell'evoluzione (secondo cui nel processo di selezione naturale ci sono tre momenti: la competizione tra geni, quella tra individui e quella tra popolazioni di una specie), criticandone quella gene-centrica.
Recentemente, sta cercando di sviluppare un resoconto alternativo delle nozioni della psicologia evolutiva, per spiegare il comportamento umano oltre la centralità dei geni. 
Trombettista jazz provetto, vanta una colleziona sterminata di modelli del suo strumento preferito, che utilizza come pietra di paragone tra l'evoluzione biologica e quella culturale. Infine, co-dirige la rivista Evolution: Education and Outreach (del cui comitato editoriale fa parte anche Telmo Pievani).
Negli ultimi due decenni Eldredge ha incrementato il proprio interesse per l'aspetto ecologico dell'evoluzione, cioè le relazioni di quest'ultima con l'ambiente. In particolare, le sue preoccupazioni vanno per quella che definisce una nuova estinzione di massa, causata dall'uomo.


Stephen Jay Gould (New York, 1941-2002), oltre che biologo, epistemologo, paleontologo e zoologo, è stato un comunicatore e scrittore sopraffino (tanto da vincere l'American Book Award for Science con Intelligenza e pregiudizio del 1998). Oltre a condannare ogni forma di oppressione culturale, ha ideato e promosso il principio dei "Non-Overlapping Magisteria" (NOMA), secondo cui religione e scienza non sono compatibili, in quanto si occupano di due piani - magisteri, appunto - non sovrapponibili.
All'inizio della sua carriera, sviluppò insieme a Eldredge la teoria degli equilibri punteggiati, in base alla quale il cambiamento evolutivo è caratterizzato da lunghi periodi di stasi alternati/punteggiati da fasi di cambiamento rapido. Molti colleghi hanno ridimensionato la portata rivoluzionaria di tale teoria, che si sarebbe limitata ad aggiornare il neodarwinismo alla luce di dati già noti.
Tuttavia, la vera battaglia di Gould è stata quella contro i creazionisti, che hanno (spesso in mala fede) citato i suoi lavori a dimostrazione che gli scienziati non avessero idea di come opera l'evoluzione. Naturalmente, si premurò egli stesso di correggere e smentire queste posizioni nei suoi scritti.
(Per chi vuole saperne di più sull'uomo e sullo scienziato, consigliamo la lettura di I Have Landed).


Richard Lewontin (New York, 1929) ha avuto un ruolo chiave nella genetica delle popolazioni e nella teoria dell'evoluzione, sviluppandone le basi matematiche.
Fortemente critico verso il determinismo genetico - e il suo principale rappresentante, il paladino della sociobiologia E. O. Wilson - ha introdotto in biologia evoluzionistica il termine sprandel (letteralmente, "pennacchio"), all'interno del saggio del 1979 The Sprandel of San Marco and the Panglossian Paradigm: una caratteristica biologica che compare come conseguenza della modifica di un altro tratto.
È assertore dell'idea che l'organismo, diversamente da come descritto dal darwinismo tradizionale (un soggetto passivo di fronte alle influenze ambientali), sia piuttosto un costruttore attivo del proprio ambiente. Di conseguenza, è sostenitore di una visione più sottile dell'evoluzione, che richiede uno studio più attento del contesto in cui il singolo organismo vive.
Ha subito diverse critiche per le sue idee politiche (Lewontin è dichiaratamente marxista), che secondo i suoi detrattori lo avrebbero influenzato più delle sue posizioni scientifiche; inoltre, è un oppositore di alcune pratiche tipiche del settore agroindustriale, come lo sviluppo e la diffusione del mais ibrido.


John Maynard Smtih (Londra, 1920 - Lewes, 2004), biologo evoluzionistico e genetista della scuola di J.B.S. Haldane. Contribuì in maniera decisiva all'applicazione della teoria dei giochi all'evoluzione, in particolare attraverso la formulazione del concetto dell'evolutionarily stable strategy (ESS): un complesso di elementi adattativi che, una volta divenuti patrimonio di una popolazione, non possono essere facilmente sostituiti.
 Nelle ESS, gli individui dispongono di strategie ereditabili, in quanto codificate geneticamente, per cui non sono consapevoli delle strategie che stanno attuando e non ne hanno il controllo. I cambiamenti di strategia e l'introduzione di strategie alternative avvengono attraverso il processo della mutazione. L'esempio più noto di applicazione concreta di questa teoria è quello del gioco falchi-colombe.
Altri campi di studio a cui si interessò molto furono l'evoluzione del sesso (perché è comparso il sesso nel corso dell'evoluzione?), nonchè le transizioni principali (nel libro The Major Transitions in Evolution del 1985), che descrisse come modificazioni dei modi in cui l'informazione è stata trasmessa o immagazzinata.  


Edward Osborne Wilson (Birmingham, 1929), di cui si è tornato a parlare ultimamente a causa della pubblicazione de La conquista sociale della terra, è principalmente un mirmecologo (cioè uno studioso di formiche), ma si occupa in maniera ampia di biodiversità, biogeografia e sociobiologia. Di quest'ultima, intesa come lo studio sistematico dell'evoluzione biologica del comportamento sociale, può essere considerato il fondatore. La sua intuizione principale è questa: il comportamento degli animali - inclusi gli uomini - è il prodotto dell'interazione tra l'ereditarietà genetica e gli stimoli ambientali.
In campo religioso si autodefinisce deista, sostenendo che la credenza in Dio sia il prodotto dell'evoluzione. A suo parere, comunque, religione e scienza devono collaborare.
Nonostante svariate accuse di eugenetica, misoginia, razzismo, è uno dei firmatari dello "Humanist Manifesto" del 2003.